A
volte
non mi
trovavi
Io non ero
distante
Nè d'altra
parte
Sono sempre
stato al mio
posto
Mai ho voluto neppure
per distrazione
Non esserti
accanto
Mi andava
bene sentire
Quel colpo
di tosse
Ormai diventato
costante
Le pieghe pensierose
della fronte
Nei tuoi momenti
di riflessione
Lo sguardo
con la stessa
Mitezza
del tuo sorriso
I tuoi capelli
animati
Della stessa
voglia
Di viverti
quel piccolo
universo
Ti eri creata
Non potendo
più farne
a meno
Scordavi
a volte
di dovermi cercare
per trovarmi
Bastava chiamarmi
ti avrei risposto
Perché
il tuo
posto
E’ sempre
stato anche
il
mio
Carlo Sani
Perdermi
Non ricordo
o addirittura
L’ho solo
immaginato
Perdersi per qualcosa
qualcuna
Potrebbe essere
quel salto
Al di là delle
solite convenzioni
Per avere una
prospettiva
diversa
Tutta nuova
del poi
Il rammarico
per quello
A cui si è
rinunciato
Accorgersi
di non potere
tornare indietro
Possano diventare
troppo insistenti
Mi ha fatto preferire
senza indugio
Tenere sempre
le coordinate
giuste
Onde evitare
sprecarmi
in ciò
Di cui non so neppure
quanto basta
Per un minimo
di dimestichezza
Carlo Sani
Ho nelle mani
la stessa energia
Credo l’unica
parte di me
Senza il peso
dell’età
Mani piene
d’esperienze
Come me vissute
nel bene nel male
Mi sono sempre
state accanto
Anche quando
nella carezza
Non hanno provato
il mio stesso piacere
Mani nel prodigarsi
Senza il mio stesso
affanno
Mani ben
disposte
spesso al contrario
di me
Nello stringerne
altre
Nell’asciugare
le lacrime
Non sempre
con lo stesso
Dolore
del mio
pianto
Né la stessa
gioia
Di certi miei
momenti
Mani con la mia
stessa soddisfazione
Nel fare
cose buone
Mani con lo stesso
sudore di fatica
Hanno stretto
nelle tasche
dei pantaloni
La mia stessa
delusione
impazienza
La medesima
voglia di fare
niente
Mani porto
con me da
una vita
Contento
siano proprio
le
mie
Carlo Sani
Non
mi
è
parso
Né mai
lo sono
stato
Figlio
del mondo
Aggiungo volutamente
troppo impreparato
Con nessuna voglia
di organizzarmi
A possibili
opportunità
Forse
sono
limitato
nel modo
Di valutarlo
osservandolo
Me ne sfugge
sempre
Una discreta
quota
E non mi interessa
Della porzione
sento più congeniale
Conosco in parte
l’essenziale
Da quella trovo
più interessante
Mi lascio
maggiormente
coinvolgere
Arricchendomi
sempre più
Un poco
alla volta
Purtuttavia
senza mai
convincermi
A intraprendere
un viaggio conoscitivo
Carlo Sani
E’ così bello
il gabbiano
Nella suo
bianco candore
Vederlo
scomparire
Volando
a spruzzo
d’ali
Di schizzo
in schizzo
D’identico
suo colore
Di un burrascoso
mare
Nel suo permanente
inseguirsi d’onda
Carlo Sani
C’era tanto chiasso
quasi disorientarmi
Tanta l’alterazione
da preoccuparmi
Poi fulminea
la violenza
Sfocia in rissa senza
esclusione di colpi
Violenza nel suo
aspetto più truculento
Io c’ero ho visto
quella spietatezza
Nel volere provocare
il più rovinoso
dolore
Una violenza
allo stremo
Allo sfinimento
dell’avversario
Ero lì attonito
sperando
Quell’onda d’urto
di inaudita
Brutale follia
non mi lambisse
Ho però continuato
a guardare
Per cercare
di starne
fuori
Ho visto
aprirsi
ferite
Denti
persi
Spezzarsi
ossa
Sangue tanto
una situazione
da incubo
Atterrito
non mi sono
mosso da dov’’ero
Non udivo
quasi più
le urla
I lamenti
le imprecazioni
La violenza
sovrastava
su tutto
Con furiosa
prepotenza
Quando
non so come
Da quell’orda
inarrestabile
Mi sono trovato
catapultato
fuori
Ho preso a correre
con la paura
Quell’incubo
di violenza
Potesse
riagguantarmi
Carlo Sani
Quante strade
nella vita
Uniche e distinte
Ognuno percorre
quella che vuole
In alternativa
a una via che
opprime
Ci si può
illudere
Sperando
sognando
Ho provato
per necessità
A confidare
ho solo
Ingannato
me stesso
E’ sempre
rimasto
tutto
com’era
Allora ho provato
sognare
Pieno di entusiastico
trasporto
Vivendo
meravigliosi
abbagli
Per finire sempre
sulla strada
Ci appartiene
dalla nascita
Con tanto
di targhetta
Col proprio
nome cognome
Uno nasce
e non c’è
verso
Puntualmente
ha già la strada
tracciata
Carlo Sani